Intervista con il Prof. Antonio Giordano
- Prof. Giordano, l’Italia dal 4 maggio è entrata nella Fase 2, con un graduale e prudente allentamento delle restrizioni causate dall’emergenza Covid-19. Dal suo punto di osservazione come medico e ricercatore di fama internazionale, quali sono i comportamenti ai quali, in maniera inderogabile, anche in questa nuova fase, la cittadinanza non deve in alcun modo rinunciare in modo da continuare a contenere i dati sul contagio?
L’idea di fondo è che bisognerà convivere a lungo con il nuovo coronavirus provando a tenerlo sotto controllo per evitare un nuovo picco di contagi dopo la riapertura. Nella fase 2 ci saranno meno restrizioni per i cittadini ma dovranno restare in vigore alcune misure fondamentali, come il distanziamento sociale. Dovremo essere preparati a gestire l’epidemia ed in grado di individuare, testare, isolare e monitorare per almeno quattordici giorni tutti i casi di Sars-cov-2; sarà necessario minimizzare i rischi di contagio negli ospedali che continuano a costituire ambienti ad alto rischio; in tutti i posti di lavoro dovranno essere introdotte delle misure di sicurezza che implicano il distanziamento sociale, l’uso di mascherine e di dispositivi di sicurezza, nonché il lavaggio frequente delle mani; infine dovremo essere in grado di tracciare ed isolare i casi positivi. Tutta la comunità, quindi, dovrà comportarsi responsabilmente.
- Ad oggi ritiene siano stati passi avanti significativi in termini di conoscenza, prevenzione e trattamento di questo nuovo virus?
La malattia da Coronavirus (COVID-19) è potenzialmente fatale, di grande preoccupazione per la salute pubblica globale. Ampie misure per ridurre la trasmissione da persona a persona di COVID-19 sono state adottate ed implementate per controllare l’attuale focolaio. Il coronavirus è uno dei principali patogeni che colpiscono principalmente il sistema respiratorio umano. L’analisi della sequenza genomica di COVID-19 ha mostrato l’88% di identità con due coronavirus gravi simili alla sindrome respiratoria acuta derivati da pipistrelli, indicando che i mammiferi sono il legame più probabile tra COVID-19 e l’uomo. La trasmissione da persona a persona avviene principalmente attraverso il contatto diretto o attraverso le goccioline diffuse attraverso la tosse o gli starnuti di un individuo infetto. La trasmissione da persona a persona dell’infezione da COVID-19 ha portato all’isolamento di pazienti a cui è stata successivamente somministrata una varietà di trattamenti. I fattori più comuni alla base della mortalità COVID-19 sono l’età avanzata e la presenza di eventuali malattie concomitanti. Al momento, non esistono specifici farmaci antivirali o vaccini contro l’infezione COVID-19 per la potenziale terapia nell’uomo. L’unica opzione disponibile è l’uso di farmaci antivirali ad ampio spettro che potrebbero attenuare l’infezione da virus fino a quando lo specifico antivirale non sarà disponibile. Diversi gruppi di scienziati stanno lavorando con intensità per sviluppare un modello di primati non umani al fine di studiare l’infezione da COVID-19, stabilire nuove terapie rapide, testare potenziali vaccini oltre a fornire una migliore comprensione delle interazioni virus-ospite.
- Le informazioni fin qui acquisite sul Covid-19 mettono in evidenza una situazione di rischio maggiore per le persone più fragili e con patologie pregresse. I malati di tumore rientrano in questa fascia. Molti di loro in questi mesi si sono visti cancellare o rimandare controlli e trattamenti. Come conciliare in questo momento il diritto irrinunciabile alle cure oncologiche con le necessarie misure, finalizzate a prevenire i rischi per i malati di tumore?
I casi di morte precoce dell’epidemia di COVID-19 si sono verificati principalmente nelle persone anziane, probabilmente a causa di un sistema immunitario debole che consente una più rapida progressione dell’infezione virale. Statisticamente, i pazienti oncologici sono da sempre una categoria più soggetta alle infezioni virali e batteriche e alle loro eventuali complicanze. Molti pazienti oncologici, per esempio, possono essere immunodepressi a causa della chemioterapia o particolarmente vulnerabili dopo un intervento chirurgico. Sono molti i pazienti colpiti da tumore che sono in trattamento attivo, cioè che devono essere sottoposti con regolarità a chemioterapia, radioterapia, immunoterapia e alle terapie mirate (farmaci a bersaglio molecolare). Per questi malati è fondamentale seguire le cure in ospedale in totale sicurezza, senza esporsi al rischio di contagio da coronavirus. Va messo in atto ogni sforzo per garantire una ripresa regolare delle attività di cura, di follow-up e di screening, ed è indispensabile istituire e identificare, all’interno delle strutture, percorsi e spazi dedicati alle persone che affrontano queste cure e che non possono ulteriormente rimandate, dopo la fase acuta dell’emergenza causata dal Covid-19.
- Secondo molti esperti, dovremo convivere a lungo con il virus. Come immagina la nuova normalità alla quale dovremmo tutti abituarci?
Tornare alla normalità non significa tornare a prima dell’emergenza, ma costruire una nuova normalità per ripartire in sicurezza. Si tratterà di un grande sforzo di responsabilità e di lungimiranza che la politica e tutti noi saremo chiamati a compiere|. Dovremo imparare a convivere con un rischio grave per la nostra salute ed è per questo motivo che dovremo essere attenti a saper gestire i contatti. Per un popolo mediterraneo come il nostro sarà senz’altro una privazione, ma la salute e la vita sono un bene primario.